Il capo della Polizia postale, Nunzia Ciardi: c’è un incremento dei reati relativi a pedopornografia e ricatti sessuali a danno di minori. Dal primo marzo più che raddoppiate le denunce. Allarme in Usa e in Europa
L’isolamento forzato delle potenziali vittime ha scatenato i predatori. L’offensiva dei pedofili sul web in oltre un mese e mezzo di quarantena generale sta raggiungendo infatti picchi allarmanti. Anche in Italia, dove il lockdown per il coronavirus è scattato il 9 marzo ed è ancora in vigore. “Siamo tutti a casa e costantemente connessi. Tutti proviamo a fare on line quello che non possiamo fare di persona”, spiega il capo della Polizia postale e delle comunicazioni, Nunzia Ciardi. “Tutti i crimini informatici sono in aumento. I nostri indicatori dicono che in questo periodo c’è un incremento di quelli relativi a pedopornografia e ricatti sessuali a danno di minori”, dichiara Ciardi in un’intervista a BBC Mundo che riporta anche alcuni dati relativi all’Italia.
Tra il primo marzo e il 15 aprile nel nostro Paese c’è stato un incremento vertiginoso delle denunce relative alla pedopornografia online. Parliamo di 181 casi tra tentativi di adescamento attraverso la rete e scambio di video e foto di minori. Un’impennata rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, quando le denunce registrate per questi reati erano state 83. Più del doppio. Un dato a cui va attribuito però il giusto peso, perché potenzialmente influenzato da molti fattori. Per esempio la chiusura di grosse operazioni che portano a molte denunce avviene necessariamente in un periodo di tempo ristretto anche se le indagini sono durate anni, e quindi bisognerà attendere la fine dell’anno per un bilancio esatto della situazione. Ma la fotografia scattata in questo momento, con i bambini e gli adolescenti che passano molte ore della giornata sul web, è preoccupante.
Non è solo il numero delle denunce a fotografare l’aumento delle attività sul web dei pedofili. Tra gli indicatori c’è anche la produzione e lo scambio di foto e video. Dal primo gennaio 2020 le autorità italiane hanno sequestrato 108 Terabyte di materiale pornografico con minori coinvolti. Gelida contabilità criminale che nasconde storie di orchi e vittime innocenti.
La comunità virtuale ha l’ampiezza delle comunicazioni globali e la tendenza registrata in queste settimane non è solo italiana. Negli Stati Uniti la fotografia dell’emergenza arriva dai dati del “National center for missing and exploited children”, l’ente pubblico per la difesa dell’infanzia. L’istituto riceve dai provider americani le segnalazioni per abusi online ai danni di minori. Ebbene, dall’inizio del lockdown le attività sospette sono aumentate del 106% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Più del doppio. Il dato ci riguarda da vicino, perché le piattaforme e i social network più utilizzati hanno sede negli Usa, come WhatsApp, Facebook e i videogiochi online (le chat dei servizi multiplayer, infatti, sono considerate un canale a rischio per l’adescamento). Si tratta pertanto di segnalazioni che riguardano gli utenti di tutto il mondo, e che poi vengono inoltrate alle autorità dei Paesi di appartenenza.
In Europa le preoccupazioni maggiori riguardano la Spagna dove tra la settimana che va dal 17 al 24 marzo e quella tra il 24 e il 31 marzo è stato registrato un aumento del 25% dei download di materiale pedopornografico dai servizi di file sharing come BitTorrent, eMule e Gnutella. In tutto parliamo di oltre 40mila contenuti criminali in un trend ascendente che accomuna tutto il continente, come spiega l’Europol nel rapporto “Chatching the virus” che analizza l’impennata delle attività illecite sul web al culmine dell’emergenza Covid-19.
Dietro all’incremento delle minacce online per i minori, si legge nel report, c’è la volontà dei predatori di sfruttare il senso di isolamento e vulnerabilità di bambini e ragazzi. Con le scuole chiuse e l’impossibilità di svolgere attività all’aperto passano molte più ore connessi con computer e smartphone senza l’adeguata vigilanza degli adulti, molti dei quali pur restando a casa sono impegnati in forme di lavoro a distanza. L’esplosione in Italia nelle scorse settimane dei canali privati Telegram contenenti revenge porn e pedopornografia non è un caso. E non lo è neanche la scelta di TikTok, la social app del momento, di escludere dal 30 aprile la funzione dei messaggi diretti per i minori di sedici anni in modo da disinnescare all’origine la possibile minaccia.
La porta di ingresso dei pedofili, infatti, è il grooming, l’adescamento attraverso messaggi via chat, spesso sotto mentite spoglie. Il predatore cerca di instaurare un rapporto diretto e confidenziale con la potenziale vittima per carpirne la fiducia. Una forma di manipolazione psicologica che punta a vincere le difese del minore. Ricordiamoci che per molte piattaforme basta un tap sullo schermo per attivare in chat la fotocamera dello smartphone. Chiunque ci sia dall’altra parte. Ogni notifica è un potenziale campanello d’allarme.
Fonte: iltempo.it