Ragazzi in quarantena, la Sindrome di Hikikomori

In tempi di normalità, quasi dimenticata vista la reclusione a cui siamo sottoposto ormai da mesi, immaginare i nostri ragazzi chiusi in camera davanti ai lori schermi per oltre 6-8 ore ci sarebbe sembrato un fatto grave e il nostro senso di responsabilità ci avrebbe obbligato ad intervenire con impeto e decisione.

Eppure sta accadendo e a conti fatti, il tempo impiegato davanti allo smartphone, al pc o al tablet, potrebbe essere ancora di più.

Le video-lezioni, le video-conferenze con i compagni, le ricerche su Internet sono solo le ultime necessità aggiunte alle precedenti esigenze degli adolescenti.

Certamente il filo che separa necessità da compulsione è davvero diventato ancora più sottile, e saper riconoscere i segnali di allarme che i comportamenti delle giovani generazioni ci inviano, esige una buona conoscenza del fenomeno psichico che ci cela dietro ad ogni forma di dipendenza.

Molti adolescenti si sentono soli e cercano in rete una compagni; i ragazzi non hanno più orari né regole: c’è chi mangia davanti al pc, chi sta connesso tutta la notte e poi dorme fino a tardi la mattina; molti giovani passano le giornate davanti a videogame come Fortnite, Call of Duty e Minecraft; È molto diffuso il Sexting, l’invio di video o foto nudi o seminudi, anche tra i ragazzini delle medie (di questo parleremo in un altro articolo).

Allora non c’è soluzione?

Ogni buona soluzione si trova quando si ha la lucidità di riconoscere un problema, di dargli un nome, di inquadrarlo adeguatamente.

L’esperto aiuta, ma in questo tempo di deserto non può entrare in casa nostra e non può conoscere le dinamiche che regolano la quotidianità delle nostre famiglie; occorre quindi avere occhi aperti e un orecchio sensibile.

La sindrome di Hikikomori, termine giapponese che indica la pulsione verso lo stare in disparte in modo volontario, fino a poco tempo fa venina identificato con un altro termine a noi più familiare: ritiro sociale.

E’ un fenomeno che colpisce indifferentemente maschi e femmine, preadolescenti ed adolescenti, poveri e ricchi.

E se prima del Covid era più semplice da individuare, oggi questa sindrome può celarsi in modo subdolo nelle nostre case e riconoscerla diventa complicato. Perché i genitori sono spesso obbligati in una stanza nella pratica dello smart-workng e i figli sono separati nelle proprie camere impegnati nella didattica a distanza.

Così le tante ore trascorse in casa tra le lezioni di scuola online, ascolto di musica riprodotta da device mobili, giochi online e social delle più svariate piattaforme, a lungo andare possono creare una situazione di isolamento sociale e reclusione volontaria perché la dipendenza dopaminergica può trasformare questi comportamenti ripetuti quasi in un’ossessione: Ecco la Sindrome di Hikikomori.

Gabriele Barreca